La commemorazione

Il Comitato dal 2011 organizza ogni anno, in settembre, una cerimonia di commemorazione dell’equipaggio, presso il Rifugio Elisabetta Soldini, in Val Veny, eil Rifugio Robert Blanc in Francia, ad anni alterni.

In occasione della prima cerimonia del 2011 è stata posata una stele in pietra ai Rifugi Elisabetta Soldini e Robert Blanc con il patrocinio e sostegno delle Autorità locali (in primo luogo dei Comuni di Courmayeur e Bourg Saint Maurice) e dei rappresentanti dei governi dei Paesi coinvolti (Francia, Italia, USA).

Le prime cerimonie di commemorazione dell’equipaggio del B17 si sono tenute il 3 ed il 4 settembre 2011, rispettivamente sabato 3 settembre per il versante italiano, al Rifugio Elisabetta Soldini (Courmayeur), e domenica 4 per il versante francese al Rifugio des Mottets.
In tale occasione sono state inaugurate le targhe che riportano i nomi dei membri dell’equipaggio che perirono il 1 novembre 1946.

Inizialmente il recupero di una delle eliche dell’aereo aveva portato all’ideazione di un momento, per ora non realizzabile, con lastra commemorativa a supporto dell’elica. Il progetto artistico è stato curato da Bruno Giardino a cui va il ringraziamento del Comitato.
Questa Commemorazione non avrebbe potuto tenersi se non fosse stato per il sostegno e la collaborazione a vario titolo offerta dai numerosi amici e volontari già citati. A tutti loro il nostro sincero ringraziamento.

Appunti sulla prima commemorazione

di Pierluigi Duranti
Mercoledì 31 agosto, Alberto Tanturri ed io abbiamo incontrato i nostri visitatori, Jon Upham con suo figlio Brooks, e Kirstie Saunders con suo marito Aaron al loro hotel. Abbiamo avuto il tempo per una rapida visita al Museo dell’Automobile, il pranzo, il Museo del Cinema, e un breve tour di Torino. La sorella di Jon, Sydney, con suo marito Clint ed i loro due figli Elliot e Hudson sono arrivati più tardi in serata, in quanto l’uragano Irene aveva sconvolto i loro piani di viaggio e causato ritardi dei voli, ma fortunatamente sono arrivati in tempo per la serata “introduttiva” con una pizza ad Avigliana, organizzato da Gianni Boschis. Giovedì è stato dedicato ad un giro turistico  con la  visita guidata della città d’Aosta, di uno dei castelli della valle e di un Consorzio che produce vini caratteristici della Regione. Franco Bonetto li ha guidati durante la giornata e poi li ha accompagnati all’albergo in montagna sopra Aosta. Presto il mattino di venerdì Alberto e io siamo partiti da Torino per il Monte Bianco, per un rendezvous con tutto il gruppo al parcheggio della funivia. Il gruppo comprendeva Pierluigi e Gianni, Fred Blond e sua moglie, ed altre 8 persone. Il tempo è stato particolarmente  buono – mi aspettavo che facesse molto freddo in alto ed ho insistito che i visitatori prendessero giacche e guanti, ma anche a 12000 piedi la temperatura era di circa 6 o 7 gradi C, incredibilmente calda. Tutti pensavano che avessi esagerato ma l’ultima volta che sono stato lassù c’erano circa 10 gradi sotto zero alla prima fermata della funivia, a circa 3000 metri di altitudine. Dopo il pranzo caratteristico alla stazione intermedia, siamo scesi  con la funivia a Courmayeur  per poi cercare il nostro hotel “Des Glaciers” dove abbiamo trovato il contingente militare statunitense. Abbiamo avuto il piacere di incontrare il Tenente Colonnello Rebecca Sonkiss, pilota e Comandante del 15mo  Airlift Squadron, con  il Capitano Burke, anche lui pilota, e le addette alla “comunicazione” – l’equipaggio “”Combat Camera””  Angel Lawrence e Tonia Morgan, e la responsabile PR, Nicole Mickle. Il “”capo”” aveva portato anche quattro uomini per la Guardia d’Onore,  Joshua Bischoff, Steven Doubler, Joshua Nelson e il sergente Paolo Santos, (tutti loadmasters). Abbiamo anche  incontrato i due Maggiori, Chris MacLean, Addetto Militare dell’Ambasciata Americana a Roma, e il suo amico, Gene Richter. L’albergo Des Glaciers è di proprietà di Edoardo Pennard, la guida alpina che aveva trovato la famosa elica, e con orgoglio lui ci ha mostrato il suo museo – una “grotta di Aladino”. C’erano foto e ricordi della sua famiglia anche molto indietro nel tempo, tra cui una lettera a sua madre dall’ Associazione Donne con le congratulazioni per la nascita del figlio. Nel “museo” ci sono sopratutto le cose trovate sulla montagna, come la terza pala dell’elica, una gamma completa di elmetti militari da WW2, frammenti di bombe, un paio di canne di fucile arrugginite, sci di legno, scarponi ecc, ecc. Edoardo ha un carattere gioviale e ci ha fatto sentire tutti più che benvenuti. Quella sera siamo stati ospiti ad  un ricevimento organizzato dal sindaco di Courmayeur nell’albergo Purtud, a metà strada fra Courmayeur ed il rifugio “Elisabetta”, ed abbiamo così avuto la possibilità di vedere il ghiacciaio dal parcheggio, ed iniziare a conoscerci ed a fare nuove amicizie. Alberto ed io siamo stati particolarmente impressionati dal modo in cui sia Jon che Clint (il marito di Sydney) gestivano i loro figli – lasciando loro spazio per giocare, ma sempre sotto controllo. Sicuramente sono i nostri candidati per il premio “Top papà”! C’erano anche diversi bambini italiani, e così tutti insieme hanno avuto molto da fare e non si sono annoiati. Dopo il pasto, ci hanno mostrato un certo numero di pezzi dal B-17 recuperati dal ghiacciaio dell’Estellete. Eravamo fiduciosi che il tempo sarebbe stato favorevole per il Sabato, e la mattina prometteva bene. Invece non prometteva bene la burocrazia che sembrava volesse creare difficoltà per il permesso auto fino in prossimità del rifugio, ma Gianni e Pierluigi hanno realizzato un colpo diplomatico eccezionale e hanno convinto i burocrati che era essenziale, in particolare per il personale dell’Aeronautica in alta uniforme e le scarpe lucide, che si potesse avere accesso veicolare, in alcuni casi fino al rifugio stesso. Alcuni di noi comunque hanno deciso di andare a piedi ed è stata una lunga camminata di circa 8 chilometri. Era una bella mattina di sole e siamo arrivati meravigliosamente accaldati (e sudati), a risalire faticosamente l’ultimo ripido pendio fino al rifugio. Ho potuto tuttavia realizzare alcune belle foto di un pinnacolo che emergeva dalla nebbia più a valle, e alcune vedute spettacolari del paesaggio circostante. l’Aiguille des Glaciers, subito oltre il rifugio, era un magnifico picco triangolare selvaggio che sporgeva come una spada, ed il ghiacciaio dell’Estellette sembrava appeso al di sotto come un grembiule bianco sul suo fianco. Oltre al personale militare Americano, le famiglie dei membri dell’equipaggio, il comitato e altri civili tra cui un ex carabiniere che aveva partecipato alla missione di recupero nel 1972, la cerimonia in Italia è stata seguita da un Colonnello dell’Aeronautica per conto del Ministero della Difesa, e da un gruppo dell’Associazione Aeronautica Militare Italiana, con bandiere e  trombettista. Per buona misura c’era anche un prete per la benedizione. Complessivamente c’erano circa più di  50-60 persone ed alcuni di noi hanno fatto una passeggiata fino alla morena, guidati da Gianni Boschis (ora generalmente denominato “Jean du Bois”, dal momento che era il nostro principale – e molto competente – traduttore dal/al francese), per vedere alcuni dei pezzi più grandi del velivolo. Siamo tornati presto al rifugio per l’inaugurazione della targa commemorativa, dove Pierluigi mi ha nominato Maestro di Cerimonie per poter presentare i vari relatori in inglese e italiano. E nonostante  un errore madornale (l’introduzione del sindaco di Bourg Saint-Maurice come “Monsieur Poletti” invece di “Madame”) tutto é andato assai bene. Tutte le autorità hanno fatto  il loro discorso, e la targa è stata debitamente scoperta da due bambini – Giulia, la figlia maggiore di Gianni, e Hudson, il figlio di Sydney. Gli Americani hanno suonato “Taps”, la Guardia d’Onore è stata magnifica, il trombettista italiano ha suonato il “Silenzio”, ed ho visto brillare una lacrima nell’occhio del gigante Maggiore MacLean: una cerimonia molto commovente. Ma non è finita qui. Pierluigi ha consegnato al Ten. Col. Sonkiss uno splendido modello di un B-17G (appositamente ottenuto dalla Boeing) che é stato rielaborato dai membri del GAVS (Gruppo Amici Velivoli Storici) di Torino e riverniciato nei colori della EATS con il giusto numero di matricola del “nostro” B-17 sulla coda. Ma il “momento magico” è stato quando Pierluigi ha presentato un uomo che aveva trovato la piastrina del Colonnello Upham anni fa durante un’escursione. Questa persona aveva scoperto solo tramite il nostro sito internet a chi appartenesse ed ha consegnato in questa occasione a Jon e Sydney la piastrina del nonno: un momento molto commovente davvero! Purtroppo, le nuvole continuavano a scendere verso di noi, impedendo il sorvolo del C-17 che il Tenente Colonnello Sonkiss aveva pianificato. Sia lei che il Capitano Burke erano veramente delusi, avendo fatto un così lungo volo dagli Stati Uniti per essere presenti, e molto probabilmente avevano fatto di tutto per convincere i loro superiori ad autorizzare il volo che sarebbe stato  davvero il tocco finale. Ma anche se  la loro quota di sorvolo era prevista in 2000 ft AGL (circa 14000 ft ASL), con le pendici dell’Aiguille già avvolte nelle nubi sarebbe stato un rischio troppo grande, e nessuno avrebbe comunque visto l’aereo. In realtà, poiché era  una sorpresa con solo pochi di noi a conoscenza, nessuno si è accorto che l’aero non ha fatto il sorvolo. Per finire in bellezza ci siamo goduti un ottimo buffet presso il rifugio, e fatto tante foto prima del momento di tornare giù verso Courmayeur. Partiti dall’Hotel des Glaciers abbiamo preso l’autostrada verso Aosta per lasciarla poi nei pressi di Morgex e ci siamo inoltrati in una strada incredibilmente lunga e tortuosa che ci ha portato in Francia attraverso la stazione sciistica di La Thuile ed il passo del Piccolo San Bernardo L’unica parte di strada con un rettilineo è proprio in cima, davanti all’Ospizio di San Bernardo. Abbiamo avuto il sospetto che i costruttori francesi e italiani avessero gareggiato tra di loro per vedere chi fosse capace di costruire il maggior numero di curve a gomito nel proprio settore! Ma ce l’abbiamo fatta a raggiungere Bourg Saint-Maurice, abbiamo trovato l’hotel, fatto una doccia e poi preparati per il primo incontro organizzato dai nostri amici francesi – un aperitivo chez  Mme. Poletti, il sindaco di Bourg Saint-Maurice presso l’Hotel de Ville, alias “la Mairie”. Dopo i consueti discorsi di benvenuto ed i brindisi, ci siamo trasferiti in un ristorante vicino dove abbiamo gustato un ottimo pasto, gentilmente offerto dal Comune di Bourg Saint-Maurice. Una graziosa signora inglese ha tradotto il discorso del sindaco in inglese, mentre il sindaco  stesso (come suggerisce il suo nome Mme. Poletti è di origine italiana) provvedeva a tradurre il suo discorso direttamente in italiano. Il vicesindaco di Bourg Saint-Maurice è stato fantastico – è un grande camminatore in montagna (Sabato ha  fatto la traversata tra i due rifugi, sia per andare che tornare!) e gli piace molto la musica country! Quando la “festa” presso il ristorante ha cominciato a spegnersi, ha guidato un gruppo di “volontari” ad un bar con un gruppo musicale francese, dove abbiamo potuto assaggiare delle ottime grappe – non avrei mai immaginato che un posto come Bourg Saint- Maurice potesse essere cosi vivace di notte! Dopo aver quasi sbagliato strada al rientro verso il nostro hotel a Sainte Foy, alla fine siamo andati a letto, ma ci siamo alzati all’alba (più o meno) per fare la prima colazione e organizzarci per il viaggio al rifugio Des Mottets, sul versante francese dell’Aiguille des Glaciers, solo 2 ore di camminata veloce dall’Elisabetta -secondo il vicesindaco- ma più di 100 km in auto, come abbiamo scoperto noi il giorno precedente! Domenica mattina il tempo si è rivelato brutto come era  nelle previsioni, quasi a fare dispetto ai tentativi francesi di mettere su un bello spettacolo. La pioviggine del mattino si era trasforma in pioggia continua. Ancora una volta, però, Mme. Poletti aveva previsto tutto e aveva organizzato dei furgoni 4 x 4 per trasportare  al rifugio  tutti quelli che non avevano mezzi idonei. La sera precedente, dopo aver visto le previsioni del tempo, avevo chiesto al vicesindaco se poteva prestarmi due ombrelli neri (per i Maggiori MacLean e Richter). Loro infatti erano in divisa formale con le loro belle scarpe lucide, e la normativa dice che possono portare solo ombrelli neri quando sono in uniforme, e non ce l’avevano. Il vicesindaco aveva procurato due ombrelli quasi d’ordinanza, e sono stati ricevuti con vera gratitudine da Chris & Gene! Il viaggio fino al rifugio è stato abbastanza facile nonostante la pioggia, e un mini-tendone era stato eretto per le autorità come protezione contro gli elementi. Era in posizione strategica – proprio in linea con il sentiero per il rifugio e diverse volte c’è stato un incontro ravvicinato con alcuni appassionati di mountain bike, che non erano a conoscenza della presenza di questo ostacolo di cui non si rendevano conto fino all’ultimo momento. Il Tenente Colonnello Sonkiss e gli altri dignitari sono stati sistemati sotto la tenda, e qualcuno aveva anche imprestato un piccolo ombrello nero at Capitano Sean Burke . Tonia & Angel, l’equipaggio “Combat Camera” , avevano i propri ombrelli e borse impermeabili per le telecamere, come la responsabile PR Nicole. Gli unici a trovarsi sotto la pioggia battente sono stati i quattro magnifici uomini della Guardia d’Onore ed i quattro giovani Cacciatori Alpini francesi in maniche corte. Hanno tutti stoicamente sfidato la pioggia senza batter ciglio! Il massimo dei voti, ragazzi! La cerimonia francese è stata fondamentalmente analoga a quella italiana, con tutti e tre gli Inni Nazionali suonati al momento giusto, ma registrati. Un drappo a Stelle & Strisce  copriva due oggetti, una targa simile a quella italiana ed un piccolo monumento in pietra scolpita, recante una citazione da una poesia di Saint-Exupèry. In analogia alla cerimonia italiana, un alpinista che aveva trovato parte della penna stilografica con il nome del  Colonnello Upham l’ha consegnata a Sydney, sorella di Jon e pronipote del Capitano del B-17. Dopo la cerimonia, ci siamo ritirati al Rifugio per il pranzo, ancora una volta offerto dal Consiglio di Bourg Saint-Maurice. Ha smesso di piovere quando siamo usciti dal rifugio, e le nubi e la nebbia coprivano e scoprivano l’Aiguille in continuazione, sottolineando la difficoltà di volare vicini a queste vette nel buio. Abbiamo apprezzato tutto ciò che è stato fatto per rendere memorabile l’evento e sono certo che le famiglie dei membri dell’equipaggio  conserveranno ricordo indelebile  e pieno di significato di questi pochi giorni in montagna, e forse comprenderanno meglio la natura delle persone che si sono interessate tanto dei loro parenti defunti. Molti dei discorsi hanno sottolineato il debito ancora sentito dalla gente comune di Francia e Italia verso i tanti americani che hanno dato la loro vita per la causa della libertà. Sono state scattate innumerevoli foto, e con la cerimonia a conclusione, tutti hanno cominciato a stringere mani ed a salutare gli altri, e a cercare il trasporto per tornare a Bourg Saint-Maurice. Alberto e io abbiamo tenuto d’occhio Kirstie e Aaron, dal momento che dovevamo fargli da guida  per ricondurli a Torino. Siamo partiti in convoglio con due auto da Sainte Foy e ci siamo fermati al monumento  a San Bernardo in cima al passo per fare una foto con questo scenario drammatico e inusuale, poi via di nuovo per l’Italia dove, che ci crediate o no, il sole splendeva! Tutto è bene quel che finisce bene, come si suol dire, e dopo averli lasciati al loro hotel con l’augurio di buonanotte e buon ritorno a casa, Alberto e io siamo andati a casa nostra . Kirstie e Aaron tornavano in Inghilterra il giorno dopo, mentre Jon, Sydney, Clint ed loro figli sono andati a Firenze per completare la vacanza. In questi pochi giorni abbiamo fatto tanti nuovi amici, visto tante cose nuove e fatte così tante cose insolite che eravamo tutti stanchi, ma estremamente felici che da un tale piccolo seme fosse nata una grande impresa internazionale. Il personale del 15mo. Airlift Squadron comandato dal Tenente Colonnello Sonkiss è stato magnifico e solo le nubi basse al rifugio Elisabetta hanno impedito quello che sarebbe stato il saluto finale agli aviatori del B-17 – il sorvolo da parte di un C-17 dell’unità che discende dal Gruppo Trasporto Truppe a cui è assegnato il nostro equipaggio venuto apposta dagli Stati Uniti  per l’occasione. C’è una citazione famosa, ma appropriata di Winston Churchill che unisce coloro che hanno partecipato a queste celebrazioni – cerimonie in cui tante persone di quattro diversi paesi e provenienti da tante diverse strade della vita si sono riuniti in una causa comune per onorare otto uomini coraggiosi: “”Li ricorderemo sempre””.